In questo articolo vi parlerò della vergogna in quanto emozione spesso trascurata ma che, invece, dovrebbe fare da linea guida nel lavoro terapeutico. Per alcuni pazienti il desiderio di nascondere la vergogna può essere più forte del desiderio di nascondere se stessi (Rycroft, 1970), e da qui il motivo per cui esce poco in terapia.
Iniziamo col dire che la vergogna è un'emozione che implica autocoscienza: non è possibile provarla senza confrontarsi con le proprie azioni, con le proprie convinzioni, con i propri modelli di comportamento. Presuppone infatti un atteggiamento introspettivo tipico dell'uomo. Proprio per questa sua caratteristica, nello sviluppo dell'essere umano, compare tra i 2 e i 3 anni assieme al giudizio di valore. La vergogna viene percepita a livello fisico con la comparsa di rossore (nelle parti visibili agli altri), tachicardia, caldo o freddo intensi e i tipici atteggiamenti di ripiegamento del corpo, inclinazione del capo in avanti o accasciamento mostrando il ventre, diversione dello sguardo (si distoglie lo sguardo). La percezione di sé è quella di appartenere ad un basso rango sociale e degli altri come superiori: ci si sente come se gli altri potessero leggerci dentro (da cui la voglia di scomparire, nascondersi allo sguardo). Questa emozione è tipica della sequenza emotiva del sistema motivazionale interpersonale di rango, il quale rappresenta un'alternativa evolutiva ai sistemi rettiliani di predazione, difesa e territorialità, dai quali prende in prestito alcuni comportamenti e sensazioni. Per comprendere meglio quanto appena scritto, ritengo necessario scrivere di questi sistemi perché diventerà necessario saperli riconoscere nel paziente, da un lato per facilitare il nostro lavoro e dall'altro per aiutarlo a diventarne consapevole. Partiamo col concetto di "cervello tripartito" (MacLean, 1973): il cervello si può dividere in tre parti sia seguendo lo sviluppo ontogenetico di quest'ultimo, sia seguendo la disposizione delle sue strutture, da quelle più profonde (più antiche) a quelle più superficiali (più recenti). Abbiamo quindi il cervello rettiliano, adibito alla sopravvivenza dell'organismo; il cervello limbico, adibito alle emozioni e alle relazioni sociali; la neocorteccia (il cervello pensante), adibita alla memoria episodica, alla creatività, al linguaggio e a tutte le funzioni cognitive superiori. Questi tre cervelli funzionano in armonia nell'uomo per mezzo della coscienza, in un sistema in cui chi sta sopra gestisce chi sta sotto ma, a causa di nostre esperienze passate, talvolta si assiste ad un vero "colpo di stato" da parte di uno dei tre (eterarchia) che tende a soffocare gli altri e noi, di conseguenza, tendiamo ad avere un'azione rettiliana, emotiva o razionale. Gran parte del lavoro in psicoterapia, pertanto, consiste nell'arrivare alla consapevolezza con conseguente armonizzazione dei livelli che funzionano troppo o troppo poco. Cervello Rettiliano E' il più antico e può essere considerato la parte animale più a contatto con gli istinti primordiali e le reazioni autonome di fuga e attacco. Le sensazioni più rettiliane sono quelle legate al respiro, contrazioni muscolari, fisicità dell'esperienza, cuore che batte, sensazioni di caldo/freddo. I Sistemi Motivazionali Biologici, di cui è responsabile, sono legati alla regolazione delle funzioni vitali:
Il paziente rettiliano ha problemi di territorialità, possessività, aggressività, col cibo, nella sessualità (problemi di competizione, timidezza, paura di combattere); le relazioni sono vissute come amore/eros (amore romantico, passionale, possessivo, fino alla violenza, un amore di conquiste che riduce l'altro a oggetto del proprio piacere e ignora ogni dimensione di sacrificio, di fedeltà e di donazione di sé); ha mappe del territorio rigide con comportamenti stereotipati e ritualistici e difficoltà ad uscire dalla zona sicura; ha problemi legati alla sopravvivenza da attacco del predatore (impotenza, rassegnazione); infine, presenta un attaccamento disorganizzato. Cervello Limbico E' la sede delle emozioni, è la parte più "calda" e può essere considerata la sede delle nostre parti infantili. Le motivazioni del cervello limbico sono relative alle interazioni fra conspecifici (Sistemi Motivazionali Interpersonali) ed operano al di fuori della coscienza. I Sistemi Motivazionali Interpersonali di cui è responsabile sono:
Il paziente limbico è attento alle emozioni che sperimenta quando presta attenzione a qualcosa, è infantile e fa frequentemente richieste (fatica nel raggiungere lo stato di calma e nell'esplorare), è affettivo, materno, compassionevole (vive problemi nel farsi carico dei problemi altrui); è interessato alle relazioni sentimentali, che vive come amore/mania (simbiosi e alti livelli di dipendenza); è competitivo (vive problemi con i ruoli di dominanza/sottomissione); è disposto a cooperare (evidenzia problemi tra pariteticità e relazioni gerarchiche) e presenta un attaccamento ambivalente. Neocorteccia La neocorteccia è quella parte del cervello che è sede del linguaggio e di quei comportamenti basati sul problem solving, che ci permettono di affrontare situazioni nuove e di prevedere il futuro. Essa ha il compito di creare connessioni tra fenomeni che ci accadono, determinandone le cause in funzione delle conoscenze soggettive. Vi hanno sede le più importanti e complesse funzioni cognitive: la memoria, la coscienza di sé, la concezione di causalità, la capacità di fare previsioni, il giudizio morale. E' inoltre responsabile dello sviluppo dell'intersoggettività e della costruzione di significati. Può essere considerata la nostra parte adulta: quella che dovrebbe comprendere e filtrare gli altri due cervelli per decidere. Il paziente corteccia è razionale, freddo, tende alla distanza, arrogante, convinto di sapere, stanco di prendersi responsabilità. Le relazioni sentimentali sono improntate ad amore/ludus (alti livelli di idealizzazione, poca intimità, freddezza, dovuto più ad imposizione della volontà che non a slancio). Presenta un attaccamento evitante. La Coscienza Conferisce armonia alla persona integrando le informazioni, i ricordi e le istanze dei tre livelli dell'architettura cerebrale. Viene identificata nell'Io, ci consente di avere un'idea unitaria e continua di noi e del mondo, è alla base del concetto di identità attraverso il tempo. essa ha anche il difficile ruolo di assumersi la responsabilità e indirizza la volontà verso un'azione consapevole. Il paziente coscienzoso può acquisire e utilizzare nuovi comportamenti e nuove esperienze. Le relazioni sentimentali sono investite di amore autentico: eros (passione) e agape (amore disinteressato), con alti livelli d'intimità, passione e impegno. Si prende cura di se stesso. Ha un attaccamento sicuro. Entriamo ora più nello specifico parlando dei tre sistemi motivazionali biologici da cui si sviluppa il sistema motivazionale interpersonale di rango del quale la vergogna è una delle emozioni: il sistema predatorio, il sistema di difesa e il sistema territoriale.
Il sistema di rango ha come meta la definizione del rango di dominanza o sottomissione; è attivato dalla percezione di risorse limitate accessibili ad uno solo degli interagenti, da segnali mimici di sfida, nell'uomo da ridicolizzazione, colpevolizzazione o giudizio (quando si stabiliscono meriti o demeriti, si danno consigli) e si disattiva in seguito a segnali di resa o per l'attivazione di un altro sistema motivazionale (sessuale, accudimento o cooperazione). I comportamenti sono quelli dell'aggressività ritualizzata. La sequenza emotiva tipica parte da collera da sfida, dopodiché può comparire paura delle maggiori capacità agonistiche dell'altro, il quale, invece, prova orgoglio: l'orgoglio di uno porta alla resa dell'altro con conseguente vergogna e umiliazione. I segnali di resa fanno si che il vincitore disprezzi il perdente che prova tristezza da sconfitta e il vincitore si sente superiore, mentre il perdente prova invidia nei sui confronti (funzionale al raccogliere le forze, migliorarsi e programmare una nuova sfida). Importante è sapere che, a volte, si fugge dalla vergogna distanziandosi dall'immagine di sé umiliata, perciò alla vergogna si sostituisce di nuovo la collera da sfida. Si prova vergogna e umiliazione anche nei traumi dell'attaccamento, o in seguito all'attivazione del rango (derisione, rifiuto, disprezzo, minimizzazione), anziché dell'accudimento, o come conseguenza della mancata "connessione emotiva" (Shore, 1997): anche semplici rimproveri, più o meno severi, inducono la vergogna nel bambino per la disapprovazione del genitore. Se il genitore non ripara l'esperienza recuperando la relazione, ascoltando il figlio, empatizzando con lui, manifestando attenzione e calore, comunicando in modo adeguato, il bambino non si sentirà più amabile e accettabile, valido e competente, forte e capace. Un'altra situazione chiave per lo sviluppo della vergogna si verifica quando il rango coopta l'accudimento: il genitore tende ad usare il ruolo di dominanza, al quale è asservita la cura, per cui la meta è stabilire la gerarchia. Il messaggio è: "io ti aiuterò, a patto che tu scelga quello che dico io". Una sua variante è: "ti voglio bene perché mia hai fatto fare bella figura", "se sei bravo, allora sei degno del mio amore e mi prendo cura di te". Esiste anche un tipo di vergogna, chiamata vergogna esterna, provata, non per qualcosa che riguarda un giudizio su di noi, ma un giudizio su qualcosa di esterno a noi che ci fa apparire inferiori in qualcosa. Esempi sono: vergognarsi di come sono persone a noi care (in situazioni sociali, per il lavoro che svolgono, per il livello di cultura, ecc.), vergognarsi della nostra posizione economica, ci si può vergognare (o sentirsi in colpa se si immagina il dispiacere dell'altro di sapere ciò che pensiamo di lui) di vergognarsi di qualcuno e così via. Essenziale, nel lavoro terapeutico, è indagare tutte queste possibili situazioni per poi lavorarci assieme al paziente in modo cooperativo evitando di ricadere nei sistemi di rango o accudimento.
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La Bulimia Nervosa è un disturbo alimentare in cui una persona segue una modalità di alimentarsi distruttiva per cercare di controllare il proprio peso. Le persone che soffrono di Bulimia tendono ad abbuffarsi consumando grandi quantità di cibo in un breve periodo di tempo questo seguito da tentativi di eliminare il cibo dal loro corpo tramite l'uso di lassativi o autoinducendosi il vomito. Questi comportamenti sono tenuti segreti e carichi di forti emozioni sgradevoli.
In aggiunta allo stress mentale, queste condotte di abbuffata ed eliminazione, producono danni al corpo. Diversamente da chi soffre di Anoressia, le persone con Bulimia non mostrano una significativa perdita di peso ma comunque le complicazioni dovute al disturbo sono serie e possono mettere a rischio la vita. Sistema digerente Gola dolente o mal di stomaco sono i primi e ovvi danni fisici collaterali evidenti. Una cronica autoinduzione del vomito causa una varietà di sintomi nel tratto digerente, a cominciare dalla bocca. L'alto contenuto di acidi del vomito può danneggiare i denti, causando l'erosione dello smalto, sensibilità dentale e danni da masticazione di gomme. Guance o bocca gonfie possono insorgere dall'ingrossamento delle ghiandole salivari. Vomito eccessivo può causa dolore o gonfiore alla gola. L'acido può irritare o creare lacerazioni all'esofago. Sangue nel vomito è indice di danni all'esofago. Anche lo stomaco può irritarsi. Acidità di stomaco, bruciori allo stomaco e reflussi acidi sono comuni. Mettersi le dita in gola è un modo in cui le persone con Bulimia si inducono il vomito. Fare questo molte e molte volte può creare cicatrici sulla pelle di dita e mani (segno di Russel) dovute all'esposizione agli acidi. Un altro modo di liberare il corpo dal cibo è l'uso di diuretici, pillole dietetiche o lassativi. Il sovrautilizzo di questi prodotti può portare a difficoltà nei movimenti intestinali senza farne uso. Un uso scorretto di diuretici può danneggiare i reni. Danni all'intestino possono causare gonfiore, diarrea o stitichezza. Costringere l'intestino a movimenti frequenti porta ad avere problemi di emorroidi. Ricorrenti abbuffate e condotte di eliminazione richiedono sforzo fisico e possono portare ad un generale senso di debolezza e fatica. Sistema circolatorio Frequenti condotte di eliminazione portano a disidratazione, portando a pelle secca, muscoli deboli ed estrema fatica. Vomitando si va verso uno squilibrio elettrolitico. Bassi livelli di potassio, magnesio e sodio sono frequenti. Questo provoca difficoltà al cuore e può causare aritmie, indebolimento del muscolo cardiaco e insufficienza cardiaca. La Bulimia può causare pressione bassa, polso debole e anemia. L'espulsione del cibo è un evento violento. La forza con cui avviene può causare la rottura di vasi sanguigni negli occhi. Sistema riproduttivo La bulimia interferisce con il ciclo mestruale o lo interrompe del tutto. Uno squilibrio ormonale e stanchezza possono sopprimere il desiderio sessuale. Se le ovaie non rilasciano ovuli per lungo tempo, concepire un bambino può diventare impossibile. Donne incinta che continuano con comportamenti di abbuffata e condotte di eliminazione aggiungono complicazioni per sé stesse e per il bambino come:
Fonte: Healthline Iniziamo col dire che l'ansia ha una funzione adattativa, è l'emozione in grado di preparare l'organismo ad affrontare un pericolo (reale o percepito come tale) e ad approntare il comportamento di risposta all'evento, la fuga o l'attacco. Quanto maggiore sarà la posta in gioco tanto maggiore sarà l'intensità dei meccanismi preparatori. Anche il fattore tempo ha la sua importanza: maggiore, infatti, sarà l'incombere della minaccia tanto più elevata sarà la risposta preparatoria.
Le accresciute necessità energetiche dell'organismo, correlate al fronteggiamento, vengono soddisfatte mediante un apporto aumentato di ossigeno, carburante indispensabile per le reazioni energetiche. La necessità di un maggior apporto di ossigeno viene assicurata dall'aumento della frequenza respiratoria e dalla dilatazione bronchiale, con conseguente sensazione di fame d'aria. In seguito, la maggior assunzione di ossigeno, non accompagnata a un suo maggior consumo, porta ad un aumento della pressione dell'ossigeno con conseguente sbilanciamento della pressione dell'anidride carbonica. Tale situazione comporta l'instaurarsi di meccanismi di compenso, tra cui la vasocostrizione cerebrale, responsabile della sensazione di capogiro, perdita dei sensi, squilibrio. Al cuore spetta il compito di fornire il maggior apporto sanguigno ai tessuti implicati nella risposta, mediante l'aumento della gittata cardiaca, responsabile della sensazione di tachicardia, palpitazioni, costrizione faringea e oppressione precordiale, assai simile a quella avvertita nei casi di coronaropatia. La dilatazione pupillare permette alla luce di colpire con maggior intensità la retina allo scopo di consentire all'organismo attivato una visione più acuta di ciò che si appresta a succedere. Il maggior ingresso di luce causato dalla midriasi può spiegare in parte l'interpretazione di depersonalizzazione e derealizzazione avvertita, ed erroneamente interpretata come segno di imminente dissoluzione mentale (paura d'impazzire). La vasocostrizione periferica cutanea permette di dirottare maggiori quantità di sangue verso gli organi più importanti per la risposta e determina la contrazione dei muscoli piliferi con conseguente piloerezione e pelle d'oca. E spiega anche l'aspetto pallido della cute di chi è in preda alla paura. La muscolatura liscia del tratto gastrointestinale viene inibita in quanto ben si comprende come in un'ottica di ergonomizzazione ed economizzazione energetica, i processi legati alla digestione vengano posti in secondo piano. La sensazione di tensione o crampi addominali può spiegarsi in tal senso. Vescica e ampolla rettale vanno incontro allo svuotamento per contrazione dei rispettivi muscoli detrusori. Ciò va inteso nel senso finalistico di eliminazione dei pesi superflui che possono gravare sul corpo in lotta o in veloce fuga dal nemico. Così si spiegano gli episodi di diarrea. La salivazione diminuisce notevolmente, causando la sensazione di secchezza delle fauci. Il tono muscolare aumenta ponendo, quindi, i muscoli in un miglior stato attitudinale alla pronta ed efficacie risposta. il tremore delle estremità può essere inquadrato proprio nello stato di tensione preparatoria che il sistema muscolare subisce ma può essere erroneamente interpretato come inizio di un grave stato di malattia. L'incremento secretorio dei potenti neuromediatori, adrenalina e noroadrenalina, media i fenomeni sin qui descritti e comporta anche una maggiore attivazione, a livello centrale, cerebrale, con conseguente attivazione dell'attenzione, accelerazione del pensiero, talora sensazione di depersonalizzazione e derealizzazione, modificazione della percezione delle distanze, tremori e parestesie. Tutte sensazioni che contribuiscono al falso allarme e alla credenza di morte o grave pazzia incombente. Bibliografia: S. Sassaroli, R. Lorenzini, G.M. Ruggiero - "Psicoterapia cognitiva dell'ansia" - Raffaello Cortina Editore |
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Blog del Dr. Fabio Boccaletti - Psicologo e PsicoterapeutaCategorie
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