L'autolesionismo è un comportamento volto a volersi far male senza aver l'intenzione di morire. Alcune delle forme più frequenti di autolesionismo sono: tagliarsi, bruciarsi (con la sigaretta, accendino, fiammifero, ecc.), graffiarsi, dare testate o pugni al muro, mordersi, interferire con la guarigione di ferite autoinferte. Oltre a queste forme evidenti di autolesionismo, esistono comportamenti pericolosi come l'abuso di sostanze, sesso impulsivo in situazioni umilianti, guidare ad alta velocità, ecc. Spesso le persone finiscono per sentirsi male dopo aver messo in atto tale comportamento e ciò non fa altro che incrementare il problema. Vediamo cosa racconta una persona rispetto al gesto di tagliarsi: "Ho sentito una lotta interna per anni. Con il passare del tempo, dato che non riuscivo a trovare soluzioni efficaci a questa lotta interna, ho iniziato ad autoferirmi e questo è stato molto efficace. Mi sentivo meglio; quando pensavo di non poter andare avanti, che non aveva senso combattere e che la vita non aveva alcun significato, ho iniziato a tagliarmi. Potrebbe sembrare strano, ma non volevo morire, volevo smettere di soffrire. Volevo imparare a tollerare l'inaspettato, vivere senza troppo dolore...volevo, ma non ce la facevo, non sapevo come... Gli autoferimenti sono diventati più forti e finii per esserne dipendente. Non riuscivo a smettere di farmi male, qualsiasi situazione o qualsiasi cosa inaspettata era sufficiente per portarmi a farmi male. Nessuno si è accorto di nulla, finché non sono andata troppo oltre e ho avuto bisogno di un intervento medico, c'era sangue dappertutto. Pensavo che mi sarei dissanguata in camera, avevo tantissima paura e sono uscita per chiedere aiuto." Dalle parole di questa persona si comprendono bene due cose che non dovrebbero mai essere confuse: dietro questi gesti non c'è intenzione di morire né di attirare l'attenzione! Allora cosa spinge queste persone a mettere in atto un gesto apparentemente senza senso? Come può un gesto simile dare sollievo (come leggiamo nella testimonianza sopra) visto che provoca dolore? Per dare risposta a queste domande ci vengono in aiuto due fattori, uno fisiologico e uno psicologico:
Oltre alla funzione di autoregolazione emotiva, l'autolesionismo può assumere una forma di comunicazione in quei casi in cui la persona vuol rendere "visibile" il suo disagio, ma non tanto agli altri, quanto a se stessa. L'autolesionismo può essere un modo per punirsi in situazioni in cui le persone si percepiscono aggressive o inadeguate o per chiedere scusa di una colpa che provano ed, in questo caso, vi può essere alle spalle una storia di maltrattamenti vissuti come "punizioni" giuste. Un bambino, per salvare la relazione con le figure di attaccamento (essenziali per la sopravvivenza), sarà portato a pensare che i maltrattamenti siano giusti perché lui è stato cattivo e non che i genitori lo siano.
"Perché mi autoferisco? Per avere ciò che mi merito. Quando mi faccio male, penso di meritarmi questo e anche di più. Solitamente mi faccio male quando mi sento in colpa, quando sono arrabbiato, quando sono entusiasta di qualcuno e questi mi delude...per qualsiasi cosa. Se le persone a casa litigano, di solito mi taglio perché mi sento molto male, penso che sono io a causare questi litigi. Loro non sanno cosa fare con me, ma non riesco a fare a meno di pensare che mi merito di essere punito." Una forma di autolesionismo molto particolare è quello di origine dissociativa che spesso è associata ad un forte conflitto interno: queste persone sentono l'urgenza di autoferirsi come una cosa egodistonica ("come se non fossi io"), che non vorrebbero fare, cercano di resistere all'urgenza oppure se ne sentono controllate. Queste persone possono avere un'amnesia parziale o totale rispetto all'autolesionismo. "Mi facevo male a causa dell'angoscia, dei blocchi mentali, del non essere in grado di reagire, del sentirmi andare fuori di testa...diventavo molto nervosa. Quando fai queste cose, sembra che non sei te stessa, ma una persona completamente diversa. Lo dico perché quando mi autoferisco, non sembro "me stessa", ma è un forza dentro di me che mi costringe a farlo...dopo mi sento molto in colpa e molto frustrata. Qualcosa mi spinge a farlo, ma in questo momento è come se non fossi io...ci sono parti di tutto questo che non ricordo..." Quando si ha a che fare con questa problematica, è essenziale chiedersi perché, a cosa serve. Ed esplorare cosa accade prima del gesto: emozioni, sensazioni, idee negative per capire da dove vengono nella storia del paziente.
80 Commenti
|
Details
Blog del Dr. Fabio Boccaletti - Psicologo e PsicoterapeutaCategorie
Tutti
|