DR. FABIO BOCCALETTI - PSICOLOGO E PSICOTERAPEUTA
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4/3/2019

La vergogna, emozione spesso trascurata nel lavoro terapeutico

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In questo articolo vi parlerò della vergogna in quanto emozione spesso trascurata ma che, invece, dovrebbe fare da linea guida nel lavoro terapeutico. Per alcuni pazienti il desiderio di nascondere la vergogna può essere più forte del desiderio di nascondere se stessi (Rycroft, 1970), e da qui il motivo per cui esce poco in terapia.
Iniziamo col dire che la vergogna è un'emozione che implica autocoscienza: non è possibile provarla senza confrontarsi con le proprie azioni, con le proprie convinzioni, con i propri modelli di comportamento. Presuppone infatti un atteggiamento introspettivo tipico dell'uomo. Proprio per questa sua caratteristica, nello sviluppo dell'essere umano, compare tra i 2 e i 3 anni assieme al giudizio di valore.
La vergogna viene percepita a livello fisico con la comparsa di rossore (nelle parti visibili agli altri), tachicardia, caldo o freddo intensi e i tipici atteggiamenti di ripiegamento del corpo, inclinazione del capo in avanti o accasciamento mostrando il ventre, diversione dello sguardo (si distoglie lo sguardo). La percezione di sé è quella di appartenere ad un basso rango sociale e degli altri come superiori: ci si sente come se gli altri potessero leggerci dentro (da cui la voglia di scomparire, nascondersi allo sguardo).
Questa emozione è tipica della sequenza emotiva del sistema motivazionale interpersonale di rango, il quale rappresenta un'alternativa evolutiva ai sistemi rettiliani di predazione, difesa e territorialità, dai quali prende in prestito alcuni comportamenti e sensazioni.
Per comprendere meglio quanto appena scritto, ritengo necessario scrivere di questi sistemi perché diventerà necessario saperli riconoscere nel paziente, da un lato per facilitare il nostro lavoro e dall'altro per aiutarlo a diventarne consapevole.
Partiamo col concetto di "cervello tripartito" (MacLean, 1973): il cervello si può dividere in tre parti sia seguendo lo sviluppo ontogenetico di quest'ultimo, sia seguendo la disposizione delle sue strutture, da quelle più profonde (più antiche) a quelle più superficiali (più recenti). Abbiamo quindi il cervello rettiliano, adibito alla sopravvivenza dell'organismo; il cervello limbico, adibito alle emozioni e alle relazioni sociali; la neocorteccia (il cervello pensante), adibita alla memoria episodica, alla creatività, al linguaggio e a tutte le funzioni cognitive superiori. Questi tre cervelli funzionano in armonia nell'uomo per mezzo della coscienza, in un sistema in cui chi sta sopra gestisce chi sta sotto ma, a causa di nostre esperienze passate, talvolta si assiste ad un vero "colpo di stato" da parte di uno dei tre (eterarchia) che tende a soffocare gli altri e noi, di conseguenza, tendiamo ad avere un'azione rettiliana, emotiva o razionale. Gran parte del lavoro in psicoterapia, pertanto, consiste nell'arrivare alla consapevolezza con conseguente armonizzazione dei livelli che funzionano troppo o troppo poco.

Cervello Rettiliano

E' il più antico e può essere considerato la parte animale più a contatto con gli istinti primordiali e le reazioni autonome di fuga e attacco. Le sensazioni più rettiliane sono quelle legate al respiro, contrazioni muscolari, fisicità dell'esperienza, cuore che batte, sensazioni di caldo/freddo.
I Sistemi Motivazionali Biologici, di cui è responsabile, sono legati alla regolazione delle funzioni vitali:
  • omeostasi dell'organismo (alimentazione, termoregolazione, cicli sonno-veglia)
  • Predazione e/o raccolta di cibo
  • Difesa
  • Esplorazione dell'ambiente
  • Territorialità (difesa del territorio)
  • Riproduzione
E' caratterizzato da memorie procedurali (quindi non sotto il controllo della coscienza) e automatiche.
Il paziente rettiliano ha problemi di territorialità, possessività, aggressività, col cibo, nella sessualità (problemi di competizione, timidezza, paura di combattere); le relazioni sono vissute come amore/eros (amore romantico, passionale, possessivo, fino alla violenza, un amore di conquiste che riduce l'altro a oggetto del proprio piacere e ignora ogni dimensione di sacrificio, di fedeltà e di donazione di sé); ha mappe del territorio rigide con comportamenti stereotipati e ritualistici e difficoltà ad uscire dalla zona sicura; ha problemi legati alla sopravvivenza da attacco del predatore (impotenza, rassegnazione); infine, presenta un attaccamento disorganizzato.

Cervello Limbico

E' la sede delle emozioni, è la parte più "calda" e può essere considerata la sede delle nostre parti infantili.
Le motivazioni del cervello limbico sono relative alle interazioni fra conspecifici (Sistemi Motivazionali Interpersonali) ed operano al di fuori della coscienza.
I Sistemi Motivazionali Interpersonali di cui è responsabile sono:
  • Sistema di Attaccamento che permette la sopravvivenza degli esseri viventi attraverso il legame affettivo e la coesione sociale
  • Sistema di Accudimento che permette di prendersi cura dei conspecifici
  • Sistema di Rango che permetta la formazione di una gerarchia nel gruppo per chi ha accesso prima a risorse limitate
  • Sistema di formazione della coppia sessuale
  • Sistema cooperativo per effetto del quale più individui si coalizzano al fine di ottenere qualcosa da condividere
Esso è inoltre caratterizzato da memorie episodiche.
Il paziente limbico è attento alle emozioni che sperimenta quando presta attenzione a qualcosa, è infantile e fa frequentemente richieste (fatica nel raggiungere lo stato di calma e nell'esplorare), è affettivo, materno, compassionevole (vive problemi nel farsi carico dei problemi altrui); è interessato alle relazioni sentimentali, che vive come amore/mania (simbiosi e alti livelli di dipendenza); è competitivo (vive problemi con i ruoli di dominanza/sottomissione); è disposto a cooperare (evidenzia problemi tra pariteticità e relazioni gerarchiche) e presenta un attaccamento ambivalente.

Neocorteccia

La neocorteccia è quella parte del cervello che è sede del linguaggio e di quei comportamenti basati sul problem solving, che ci permettono di affrontare situazioni nuove e di prevedere il futuro. Essa ha il compito di creare connessioni tra fenomeni che ci accadono, determinandone le cause in funzione delle conoscenze soggettive. Vi hanno sede le più importanti e complesse funzioni cognitive: la memoria, la coscienza di sé, la concezione di causalità, la capacità di fare previsioni, il giudizio morale. E' inoltre responsabile dello sviluppo dell'intersoggettività e della costruzione di significati. Può essere considerata la nostra parte adulta: quella che dovrebbe comprendere e filtrare gli altri due cervelli per decidere.
Il paziente corteccia è razionale, freddo, tende alla distanza, arrogante, convinto di sapere, stanco di prendersi responsabilità. Le relazioni sentimentali sono improntate ad amore/ludus (alti livelli di idealizzazione, poca intimità, freddezza, dovuto più ad imposizione della volontà che non a slancio). Presenta un attaccamento evitante.

La Coscienza

Conferisce armonia alla persona integrando le informazioni, i ricordi e le istanze dei tre livelli dell'architettura cerebrale. Viene identificata nell'Io, ci consente di avere un'idea unitaria e continua di noi e del mondo, è alla base del concetto di identità attraverso il tempo. essa ha anche il difficile ruolo di assumersi la responsabilità e indirizza la volontà verso un'azione consapevole.
Il paziente coscienzoso può acquisire e utilizzare nuovi comportamenti e nuove esperienze. Le relazioni sentimentali sono investite di amore autentico: eros (passione) e agape (amore disinteressato), con alti livelli d'intimità, passione e impegno. Si prende cura di se stesso. Ha un attaccamento sicuro.

Entriamo ora più nello specifico parlando dei tre sistemi motivazionali biologici da cui si sviluppa il sistema motivazionale interpersonale di rango del quale la vergogna è una delle emozioni: il sistema predatorio, il sistema di difesa e il sistema territoriale.
  1. Il Sistema Predatorio ha come meta l'aggressione finalizzata al procacciamento del cibo; è attivato dalla fame mentre si disattiva raggiunta la sazietà. I comportamenti tipici sono quelli dell'appostamento, agguato, inseguimento caratterizzati da bramosia e attacco, ferimento letale e  consumazione, tutti atteggiamenti caratterizzati da piacevole eccitamento.
  2. Il Sistema di Difesa ha come meta la conservazione della propria incolumità; è attivato dalla percezione di una minaccia (attacco di un predatore), di stimoli dolorosi o blocco del movimento; si disattiva con la percezione di cessato pericolo. I comportamenti tipici sono quelli di immobilizzazione con allarme vigile, a cui seguono attacco con rabbia distruttiva o fuga con paura. Se queste due risposte non sono possibili, si ha la finta morte con emozione d'impotenza estrema.
  3. Il Sistema Territoriale ha come meta la delimitazione di uno spazio privilegiato dove vivere; si attiva quando viene invaso il territorio e si disattiva quando l'intruso abbandona il territorio. I comportamenti tipici sono presi in prestito dal sistema di difesa.
Il sistema di rango si sviluppa con il cervello limbico, cooptando (prendendo in prestito) il sistema di difesa ed è utilizzato nella dimensione sociale dell'aggressività ritualizzata finalizzata a definire il rango di dominanza/sottomissione nel gruppo dei conspecifici. In particolare si osserva l'attacco del vincitore che non arriva all'uccisione dello sconfitto per l'intervento del disprezzo (analogamente al disgusto, da cui deriva, che ci impedisce di mangiare cibo avariato), ma si condivide il territorio con diversi gradi di vicinanza reciproca stabiliti dal livello di rango, e la fuga dello sconfitto attraverso i segnali di resa (capo chinato, esposizione dell'addome, alzando le mani). La vergogna compare proprio per accompagnare la risposta di sottomissione.
Il sistema di rango ha come meta la definizione del rango di dominanza o sottomissione; è attivato dalla percezione di risorse limitate accessibili ad uno solo degli interagenti, da segnali mimici di sfida, nell'uomo da ridicolizzazione, colpevolizzazione o giudizio (quando si stabiliscono meriti o demeriti, si danno consigli) e si disattiva in seguito a segnali di resa o per l'attivazione di un altro sistema motivazionale (sessuale, accudimento o cooperazione). I comportamenti sono quelli dell'aggressività ritualizzata. La sequenza emotiva tipica parte da collera da sfida, dopodiché può comparire paura delle maggiori capacità agonistiche dell'altro, il quale, invece, prova orgoglio: l'orgoglio di uno porta alla resa dell'altro con conseguente vergogna e umiliazione. I segnali di resa fanno si che il vincitore disprezzi il perdente che prova tristezza da sconfitta e il vincitore si sente superiore, mentre il perdente prova invidia nei sui confronti (funzionale al raccogliere le forze, migliorarsi e programmare una nuova sfida). Importante è sapere che, a volte, si fugge dalla vergogna distanziandosi dall'immagine di sé umiliata, perciò alla vergogna si sostituisce di nuovo la collera da sfida.
Si prova vergogna e umiliazione anche nei traumi dell'attaccamento, o in seguito all'attivazione del rango (derisione, rifiuto, disprezzo, minimizzazione), anziché dell'accudimento, o come conseguenza della mancata "connessione emotiva" (Shore, 1997): anche semplici rimproveri, più o meno severi, inducono la vergogna nel bambino per la disapprovazione del genitore. Se il genitore non ripara l'esperienza recuperando la relazione, ascoltando il figlio, empatizzando con lui, manifestando attenzione e calore, comunicando in modo adeguato, il bambino non si sentirà più amabile e accettabile, valido e competente, forte e capace. Un'altra situazione chiave per lo sviluppo della vergogna si verifica quando il rango coopta l'accudimento: il genitore tende ad usare il ruolo di dominanza, al quale è asservita la cura, per cui la meta è stabilire la gerarchia. Il messaggio è: "io ti aiuterò, a patto che tu scelga quello che dico io". Una sua variante è: "ti voglio bene perché mia hai fatto fare bella figura", "se sei bravo, allora sei degno del mio amore e mi prendo cura di te".
Esiste anche un tipo di vergogna, chiamata vergogna esterna, provata, non per qualcosa che riguarda un giudizio su di noi, ma un giudizio su qualcosa di esterno a noi che ci fa apparire inferiori in qualcosa. Esempi sono: vergognarsi di come sono persone a noi care (in situazioni sociali, per il lavoro che svolgono, per il livello di cultura, ecc.), vergognarsi della nostra posizione economica, ci si può vergognare (o sentirsi in colpa se si immagina il dispiacere dell'altro di sapere ciò che pensiamo di lui) di vergognarsi di qualcuno e così via.
Essenziale, nel lavoro terapeutico, è indagare tutte queste possibili situazioni per poi lavorarci assieme al paziente in modo cooperativo evitando di ricadere nei sistemi di rango o accudimento.

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1/4/2015

I sistemi motivazionali

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I Sistemi Motivazionali
I sistemi motivazionali si dividono in tre gruppi in base all'evoluzione del cervello umano per cui abbiamo: i sistemi motivazionali di primo livello (rettiliani) o di base che regolano il rapporto dell'organismo con l'ambiente non sociale (protezione dai pericoli, regolare le funzioni omeostatiche, esplorare l'ambiente, definire uno spazio dove vivere, procacciare il cibo e regolare l'accoppiamento sessuale), i sistemi motivazionali di secondo livello (limbici) o interpersonali che regolano i rapporti dell'individuo con l'ambiente sociale e i sistemi motivazionali di terzo livello (neocorticali) che regolano l'espressione degli altri sistemi motivazionali in base all'apprendimento e alla cultura, sono responsabili della nascita del linguaggio simbolico, della coscienza e della condivisione dell'esperienza soggettiva (intersoggettività).
Caratteristica interessante dei sistemi motivazionali, e importante allo stesso tempo, è che i sistemi di livello superiore regolano quelli di livello inferiore. Regolazione che riguarda però solo la dilazione della soddisfazione dello scopo o la modalità con cui perseguirlo, non la sua soppressione (es se si attiva il sistema di difesa perché mi sento in pericolo, il sistema di attaccamento può regolare la risposta dell'organismo ma non sopprimere il bisogno di sicurezza).


I Sistemi Motivazionali Interpersonali


L'operare di base dei sistemi motivazionali interpersonali (SMI) si colloca al di fuori dell'esperienza cosciente: esso appartiene al vasto ambito del conoscere relazionale implicito (Stern, 2004). L'operare degli SMI consiste, in altre parole, nell'emissione reciproca di segnali comunicativi non verbali, non subordinati ad alcuna forma di conoscenza esplicita, ma mediati dal sistema dei neuroni specchio (Iacobini, 2008). La sintonizzazione degli SMI fra due individui interagenti non richiede dunque alcun coinvolgimento della coscienza. Bowlby osservò per primo che le emozioni possono essere considerate come le prime fasi dell'operare degli SMI che possono essere avvertite nella coscienza. Il contesto intersoggettivo, emotivamente denso e organizzato da SMI che sono frutto dell'evoluzione, costituisce la culla del pensiero simbolico e concettuale. Quando due persone si incontrano, il loro scambio intersoggettivo è sempre regolato e motivato dagli SMI che si attivano.
Il Sistema motivazionale dell'Attaccamento si attiva, e assume il controllo del comportamento e dell'esperienza emotiva nelle situazioni di dolore, di pericolo, di stanchezza e di protratta solitudine. Con lo sviluppo delle abilità personali di autocura, l'attivazione del sistema diventa progressivamente meno rapida e meno insopprimibile rispetto alla prima infanzia, ma le suddette situazioni, se protratte nel tempo o intense, innescano inevitabilmente l'attività del sistema. Una volta attivato, il sistema di attaccamento coordina due sequenze di emozioni assai tipiche. La prima sequenza si produce quando le azioni del sistema non riescono a raggiungere prontamente l'obiettivo della vicinanza protettiva e confortevole di una figura di attaccamento: paura, protesta collerica, tristezza e infine distacco emozionale. La seconda sequenza si verifica invece se tale obiettivo è raggiunto: conforto, gioia e sicurezza. La scomparsa delle condizioni di allarme e dolore, specie se ottenuta grazie alla vicinanza protettiva, determina la disattivazione del sistema di attaccamento.
Il Sistema di Accudimento è complementare a quello di attaccamento, ed è attivato principalmente dalla percezione del separation call emesso da un membro del gruppo sociale. Le azioni coordinate dal sistema di accudimento sono caratterizzate dall'offerta di vicinanza, da ogni forma di aiuto possibile e protezione dal pericolo, dall'abbraccio confortante. Durante l'attività del sistema di accudimento si susseguono sequenze emozionali come: ansiosa sollecitudine, compassione, tenerezza protettiva e colpa per il mancato accudimento ne sono i principali rappresentanti. La regola di arresto dell'attività del sistema di accudimento è data dal cessare, per l'altro con cui si è in relazione, delle condizioni di pericolo e di dolore.
La regola di attivazione del Sistema di Rango prende forma in presenza di qualsiasi risorsa limitata, appetibile da più di un membro del gruppo sociale. Il diritto prioritario di accesso alle risorse viene definito attraverso l'aggressività ritualizzata, non primariamente finalizzata a ledere o uccidere l'antagonista. Il fine della ritualizzazione dell'aggressività è di ottenere dall'antagonista un segnale di resa. Una sequenza emozionale tipica del sistema di rango vede la collera, che accompagna lo scambio di segnali di sfida, seguita dalla paura, che si manifesta allorché, durante lo scambio, ci si rende conto delle maggiori capacità agonistiche dell'altro (si noti che nel sistema di accudimento la sequenza di collera e paura è inversa: prima la paura e poi la protesta per il perdurare della separazione). Durante l'emissione del segnale di resa, una terza emozione, tipica del sistema motivazionale di rango, compare nello sconfitto. Si tratta della vergogna, che è a sua volta seguita da tristezza e umiliazione. Nel contempo, il vincitore passa dalla collera iniziale a un sentimento di orgoglioso trionfo, che può mescolarsi a un sentimento di disprezzo nei confronti dello sconfitto.
Il Sistema Sessuale è attivato non solo da variabili interne all'organismo (ormoni), ma anche dai segnali di seduzione erotica emessi da un conspecifico. L'orgasmo pone termine all'attivazione episodica del sistema sessuale. La ripetizione dell'attivazione del sistema sessuale fra due partner è alla base della formazione di legami di coppia fondati su questo sistema motivazionale. Una volta che si sia formato il legame, nuove emozioni tipiche dell'attivazione del sistema, come la gelosia, si aggiungono a quelle elementari: desiderio e piacere erotico.
Il Sistema Cooperativo Paritetico è attivato dalla percezione di obiettivi che, anziché configurarsi come risorse limitate per l'accesso alle quali è necessario competere, appaiono ai due individui interagenti come meglio perseguibili attraverso un'azione congiunta. Il raggiungimento dell'obiettivo condiviso pone spesso termine all'attivazione del sistema cooperativo. Emozioni di gradevole, gioiosa condivisione e di lealtà reciproca sono tipiche dell'attivazione del sistema cooperativo, come pure lo sono, in negativo, emozioni di collera perdurante, fino all'odio, per la rottura unilaterale di una lealtà cooperativa.

Sistemi di Predazione e di Difesa

I Sistemi Predatorio e di Difesa sono caratterizzati dalla presenza di aggressività distruttiva, finalizzata a uccidere l'altro o almeno a danneggiarlo gravemente, e quindi ben diversa dall'aggressività ritualizzata tipica del sistema agonistico di rango. Il sistema predatorio è inoltre accompagnato da un eccitamento che non si può considerare simile alla collera: basti pensare che un cacciatore non è certo adirato verso la preda, ma anzi prova un particolare genere di esaltazione e piacere nel catturarla e abbatterla. Il sistema di difesa invece è caratterizzato da un particolare genere di paura, e da una collera anch'essa distruttiva, finalizzata a danneggiare il più gravemente possibile l'aggressore, sino a ucciderlo.
Il sistema di difesa merita particolare attenzione perché è coinvolto in tutte le esperienze traumatiche: il trauma per definizione comporta sempre una minaccia alla vita o all'incolumità. Una volta attivato dalla percezione di una tale minaccia, il sistema di difesa si manifesta con una sequenza comportamentale invariata studiata da Porges nella sua Teoria Polivagale. La sequenza comportamentale tipica del sistema di difesa è descritta con le cosiddette quattro "F": Freezing, Flight, Fight, Feigned death. L'attivazione del sistema di difesa inizia con un'immediata e automatica immobilità (freezing, congelamento) comandata dal sistema ortosimpatico e accompagnata da tachicardia e iperpnea oltre che da un incremento del tono muscolare che ha il fine di preparare alla fuga (flight) o alla lotta (fight). La scelta fra la fuga e la lotta avviene durante la fase di congelamento, ed è legata a operazioni cerebrali che si svolgono a livello tronco encefalico, essa non richiede dunque l'intervento della coscienza di ordine superiore. Queste operazioni consistono in una valutazione puramente percettiva, non concettuale, dei rapporti di forza con l'aggressore (predatore). Se tale valutazione è favorevole all'aggredito, al freezing segue l'attacco al predatore, altrimenti la scelta è per la fuga. Se poi la fuga si rivela impossibile, può subentrare la manifestazione estrema, anch'essa automatica e mai frutto di processi mentali consapevoli, del sistema di difesa: una variante della sincope vagale nota come finta morte. Mentre le prime tre fasi dell'attivazione del sistema di difesa sono regolate dal sistema ortosimpatico, la finta morte è regolata da una sezione del nucleo del vago, il nucleo vagale dorsale. L'importanza per i clinici di conoscere le implicazioni dell'attivazione del nucleo dorsale del vago nelle esperienze traumatiche consiste nel fatto che tale attivazione può spiegare molti sintomi osservabili nei pazienti che soffrono degli esiti di traumi psicologici: i sintomi somatoformi di accasciamento e incertezza motoria, l'ottundimento e il tipico sentimento pervasivo di impotenza personale.

Bibliografia:
G. Liotti, F. Monticelli - "Teoria e clinica dell'alleanza terapeutica" - Raffaello Cortina Editore

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