DR. FABIO BOCCALETTI - PSICOLOGO E PSICOTERAPEUTA
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ANORESSIA NERVOSA

Cinzia è una ragazza di 25 anni, è alta 1 metro e 65 e pesa 40 chili. Nonostante sia gravemente sottopeso continua a vedersi grassa e brutta e si arrabbia con chi le fa notare che ormai "sembra uno scheletro". Gran parte della sua vita è legata al controllo del cibo, al calcolo delle calorie introdotte ed eliminate, a pesarsi ogni giorno con ansia (e se la bilancia non segna un calo, inizia l'angoscia o la rabbia verso se stessa per non essere stata abbastanza forte) e a guardarsi allo specchio cercando ogni piccola imperfezione. Appena finito il pranzo fatto di 2 foglie d'insalata e un cracker si sente in colpa per aver mangiato e all'avvicinarsi della cena inizia già a salire l'ansia. Quando qualcuno le chiede di mangiare o le fa notare quanto poco ha mangiato, si arrabbia e lascia il tavolo.

L'anoressia nervosa è caratterizzata dal rifiuto di mangiare e di  mantenere il peso corporeo nella norma, arrivando al di sotto dell'85% rispetto a quanto previsto per età, sesso e statura (Indice di Massa Corporeo, BMI inferiore a 17,5). Si ha un'intensa paura di diventare grassi anche se si è in realtà sottopeso, spesso negando la propria magrezza e lamentandosi di essere troppo grassi
(mancata consapevolezza della malattia). La forma e il peso del corpo assumono un'influenza eccessiva sul proprio livello di autostima, condizionando tutta l'esistenza e il comportamento della persona. Il livello di gravità dipende dal BMI: Lieve BMI 
≥ 17, Moderato BMI 16-16,99, Severo BMI 15-15,99 ed Estremo BMI < 15. Negli ultimi anni i disturbi del comportamento alimentare sono nettamente aumentati in particolare nel mondo occidentale, dove l'ideale di magrezza e di linea perfetta è sempre più  diffuso (in zone del mondo dove c'è malnutrizione essere grassi è considerata una prova di salute e benessere sociali). Colpisce ogni strato sociale, con una forte  prevalenza nel sesso femminile (circa 90%). Insorge generalmente nell'adolescenza, raramente in donne oltre i 40 anni (in quest'ultimo caso, spesso è presente un evento della vita stressante in collegamento con l'esordio del disturbo). L’anoressia nervosa ha uno dei più alti tassi di mortalità complessivi tra tutti i disturbi psichiatrici. Il rischio di morte è tre volte più alto rispetto alla depressione, alla schizofrenia o all’alcolismo e 12 volte più alto di quello presente nella popolazione generale.
Si  possono distinguere due forme di questo disturbo: l'anoressia restrittiva, in cui la perdita di peso è ottenuta attraverso una dieta ferrea, il digiuno e/o l'eccessiva attività fisica e quella con abbuffate/condotte di eliminazione, quando alle condotte di restrizione dell'assunzione del cibo si aggiungono episodi di abbuffate (caratterizzate da un'abnorme ingestione di cibo in un tempo ridotto e dalla sensazione di perdere il controllo durante l'episodio) alternate a condotte di eliminazione (vomito autoindotto, uso eccessivo di lassativi o diuretici).
Uno dei vissuti più angoscianti delle persone anoressiche è legato ad una errata percezione del proprio corpo (non è, come si potrebbe erroneamente pensare, che le persone anoressiche si vedono magre ma, per qualche ragione, dicono di essere grasse; si vedono realmente grasse solo che il dato percettivo non corrisponde alla realtà), vissuto come sgradevole e perennemente inadeguato. Alcuni si sentono grassi in riferimento a tutto il loro corpo, altri pur ammettendo la propria magrezza concentrano le loro critiche ad alcune parti del corpo (di frequente la pancia, i glutei, le cosce). Il disturbo dell'immagine corporea non è imputabile ad un problema degli organi di senso in quanto tende a diminuire man mano che le persone riacquistano peso.
Il livello di autostima e di valutazione di sé è influenzato dalla capacità di controllare il proprio peso e i fallimenti sono seguiti da autocritica e svalutazione. Essendo gli standard attesi molto elevati e il metro di giudizio tendente al perfezionismo, diventa molto facile che gli obiettivi non vengano raggiunti e si presentino tali condizioni negative.
In un primo momento lo stress e le fatiche della restrizione vengono sostituiti da un maggior senso di energia e da un generale stato di benessere. Quando però questa fase termina, il pensiero del cibo e del mangiare ritorna, insieme alla paura di perdere il controllo e alla paura che se si mangia normalmente si sarà incapaci di smettere e si ingrasserà. Con l'aumento della perdita di peso la concentrazione, la memoria e la capacità di giudizio critico diminuiscono, mentre si accentuano sempre più le emozioni negative, l'iperattività, l'irritabilità, l'asocialità, i disturbi del sonno e amenorrea (nelle donne). Nei casi in cui vi sia un'evoluzione cronica, o comunque una perdita di peso superiore al 25%, e/o complicazioni mediche è necessario il ricovero ospedaliero.

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I consigli forniti via web o email vanno intesi come meri suggerimenti di comportamento.
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