Tutti noi abbiamo stili emozionali diversi che si basano su un continuum di sei circuiti cerebrali specifici; la combinazione dei sei punti, relativi ai sei circuiti cerebrali, determina il nostro stile emotivo: il modo in cui reagiamo e gestiamo le emozioni.
Vediamo ora di descrivere quali sono questi circuiti e come ci si può lavorare in terapia. Resilienza La resilienza determina la velocità di recupero dopo un'avversità ed è determinata dall'attività della corteccia prefrontale sinistra che inibisce l'Amigdala. Le persone con una bassa resilienza hanno anche una finestra di tolleranza alle emozioni molto ridotta, che si traduce nel fatto che basta uno stimolo di minor intensità per farle uscire sopra o sotto i limiti di tale finestra di tolleranza. Chiaramente, il lavoro con questi pazienti sarà quello di ampliare tale finestra, soprattutto il limite superiore. Prospettiva E' la capacità di mantenere le emozioni positive ed è regolata dall'attività del nucleo Accumbens, supportato dalla corteccia prefrontale, che contiene i neuroni che rilasciano dopamina e oppioidi endogeni. Le persone con bassa prospettiva sentono le emozioni positive come gli altri ma non riescono a mantenerle nel tempo. Lavorare su questo circuito prevede di stare sugli eventi positivi e sulle risorse personali, facendo attenzione a collegare le emozioni positive con tutti gli organizzatori emozionali: sensazioni, percezione dei 5 sensi, movimento, emozione, immagine e idea positiva di sè. Intuito Sociale L'intuito sociale consiste nella capacità di cogliere i segnali sociali ed è sostenuto dal giro Fusiforme (coinvolto nel riconoscimento delle emozioni sul volto delle persone) che inibisce l'Amigdala. L'intuito sociale è associato con la focalizzazione dello sguardo sugli occhi dell'altro nell'interazione sociale. Il lavoro sarà quello di lavorare sul mantenimento dello sguardo sugli occhi dell'altro durante le interazioni sociali, di rinforzare il ricordo di "buoni sguardi" e di imparare ad esprimere gratitudine alle persone guardandole negli occhi. Autoconsapevolezza Riguarda la consapevolezza dei segnali fisiologici delle emozioni riconoscendo il loro significato affettivo (non solo come "sintomi"). Una maggiore auto-consapevolezza corrisponde a livelli più alti di attivazione dell'Insula, che riceve segnali dai visceri. L'insula è situata tra i lobi frontali e temporali e contiene la "mappa viscerale" del corpo. Nel lavoro clinico è importante aumentare l'auto-consapevolezza come risorsa, soprattutto con coloro che spesso riportano di non sentire nulla, che dentro di loro non accade nulla mentre raccontano episodi capitati loro. Il primo step è passare dal "Non sento nulla" al "Sento il silenzio sensoriale": il corpo mette in pausa quando ha bisogno di proteggersi o riposarsi. Poi si esplora il "Silenzio sensoriale": a cosa assomiglia? Ad uno stato di rilassamento, di tranquilla, neutralità? oppure di "congelamento"? o è opprimente? Se ci fosse qualcosa, cosa vorrebbe provare al posto del silenzio? Sensibilità al contesto Si riferisce al grado di sensibilità verso i segnali del contesto sociale. Una bassa sensibilità è associata alla difficoltà di regolare le emozioni nel contesto sociale. L'Ippocampo è noto per il suo apporto nell'elaborazione dei ricordi ed ha un ruolo chiave nella percezione dell'ambiente e per una più sviluppata capacità di adattare il comportamento al contesto. La sensibilità al contesto, inoltre, aumenta con la stima in se stessi, la percezione dei 5 sensi e con la diminuzione dei comportamenti ruminativi. Il lavoro riguarda le risorse sociali, promuovendo l'osservazione empatica degli altri, ovvero aiutare la persona a riconoscere le qualità di cui ha bisogno negli altri e ad identificarsi con gli altri, "sentendo" quella qualità dentro di sè. Attenzione E' un circuito che prevede il passaggio da un'attenzione selettiva ad una aperta e viceversa. L'attenzione selettiva è la capacità di focalizzare la mente sull'oggetto dell'attenzione senza esser distratto da stimoli emozionali. Essa è associata ad una più elevata sincronia di fase della corteccia prefrontale verso gli stimoli esterni. L'attenzione aperta, invece, è la capacità di rimanere recettivi a quello che viene sperimentato mentre si mantiene la posizione dell' "osservatore", senza essere alterato dalle emozioni. Essa è associata ad una bassa sincronia di fase della corteccia prefrontale verso gli stimoli esterni. Entrambe i tipi di attenzione sono utili ed entrambi vanno sviluppati quando carenti. Per lavorare sull'attenzione selettiva bisogna sviluppare risorse come l'ascolto del respiro, la percezione dei 5 sensi e sviluppare la capacità di scomporre le esperienze nei loro specifici componenti: immagine, emozione, sensazioni corporee, idea di sè. Per l'attenzione aperta è utile sottolineare spesso l'utilità della "posizione dell'osservatore" non giudicante di sé stessi, sviluppando curiosità verso ciò che accade dentro di noi. Per aumentare entrambe risulta efficacie lavorare su tutte le forme di evitamento che ci disconnettono dalla realtà. Bibliografia R.J. Davidson - "La vita emotiva del cervello" - Ponte alla Grazie
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Blog del Dr. Fabio Boccaletti - Psicologo e PsicoterapeutaCategorie
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